Verbalia | Cognitarism

Verbalia | Cognitarism

Il termine cognitarism è stato recentemente introdotto da Axel Marsford e Leonardo Shell, per descrivere il prossimo possibile paradigma socio-economico. Cognitarism designa un sistema nel quale la cognizione – in particolare quella artificiale – diventa la risorsa primaria di produzione, organizzazione e distribuzione di valore. L’idea di fondo è che la produzione di valore non si basi più solo sul lavoro umano – manuale o intellettuale – ma sulla cognizione artificiale autonoma. In questo scenario, l’Intelligenza Artificiale diventa un’infrastruttura produttiva a ogni effetto, capace di generare conoscenza, prendere decisioni e produrre innovazione, senza il costante intervento umano.

L’economia della cognizione artificiale 

In breve, Marsford e Shell hanno delineato alcune direttrici del cognitarism:

  • produzione autonoma | i sistemi cognitivi generano output di valore in modo continuo
  • token cognitivi | forme di scambio basate sul contributo computazionale delle macchine
  • simbiosi uomo-IA | l’essere umano mantiene un ruolo creativo e di supervisione 
  • governance algoritmica | alcuni protocolli regolano la vita economica e sociale mediata dall’IA

Il concetto si presenta, quindi, non propriamente come estensione del capitalismo digitale, ma come nuovo paradigma, che ridefinisce il rapporto tra lavoro, valore e tecnologia.

Frammenti

Il terreno culturale e teorico che rende possibile parlare di cognitarism è ampio. Il termine è recente, ma le sue radici sono riconducibili a pensatori che hanno messo al centro la relazione tra tecnologia, conoscenza e produzione.

  • Karl Marx, in Frammento sulle macchine, aveva già ipotizzato che le macchine potessero diventare il fulcro della produzione, relegando il lavoro umano a un ruolo secondario. L’intuizione anticipava la possibilità di una forza produttiva non biologica
  • Paul Mason, in Postcapitalismo, ha sostenuto che l’informazione, replicabile a costo quasi nullo, potrebbe destabilizzare il sistema capitalistico tradizionale
  • le teorie sulla società post-lavoro e sul reddito universale di base si inseriscono nello stesso scenario, ipotizzando economie in cui la produzione non è più legata al tempo di lavoro umano
  • l’economia della conoscenza, infine, ha posto le basi per pensare al sapere come asset strategico: il cognitarism radicalizza questa idea, includendo la conoscenza generata artificialmente

Marsford e Shell propongono, dunque, una sintesi che tiene insieme automazione avanzata, intelligenza artificiale generativa e nuove forme di scambio economico.

Competenze cognitarie 

Se la produzione di valore è affidata a sistemi cognitivi autonomi, come cambia il ruolo delle persone? Non si tratta più di competere con le macchine sul piano dell’efficienza, ma di sviluppare competenze complementari e capacità di supervisione. La formazione assume, quindi, una funzione essenziale.

Accenniamo a una sintesi possibile delle competenze cognitarie da allenare in questo scenario futuro: 

  • pensiero critico, etica | aumentare la capacità di dare senso a fenomeni complessi, di leggere segnali deboli e interpretarli (sense-making), ma, soprattutto, capacità di contestare le decisioni delle macchine, riconoscere i bias e le eventuali implicazioni sociali
  • abilità socio-emotive | sviluppare l’empatia, allenare la comunicazione e la capacità di lavorare in contesti ibridi 
  • oversight e governance | qualificare nuove figure professionali dedicate al controllo e alla regolazione dei sistemi cognitivi

Innovazione radicale

Se l’IA tende a ottimizzare ciò che già esiste, la creatività e il pensiero divergente – quindi l’innovazione radicale – rimangono, però, principalmente umani. Una nuova cittadinanza cognitarista si configura come dimensione in cui le persone si formano, non solo come professionisti, ma come cittadini attivi in una società in cui le decisioni sono spesso assunte da algoritmi. E questo approccio non riguarda soltanto scuole e università, ma anche la formazione continua nelle organizzazioni. L’apprendimento e la formazione permanenti diventano un requisito indispensabile, quindi, non più solo un’opportunità. 


«Il cervello grande come un pianeta, e mi fate aprire le porte.» | Marvin, il robot paranoico – Guida galattica per autostoppisti (2005)

Ambivalenze

Il cognitarism apre scenari contrastanti, con potenziali benefici ma anche rischi da riconoscere.

Da un alto, apre la possibilità di superare forme di lavoro alienante, di liberare tempo e risorse per attività a maggior contenuto creativo e sociale e, inoltre, di assegnare una significativa centralità alle competenze umane non replicabili, come l’etica, l’immaginazione e la sensibilità culturale. Ecco, qui intravediamo un’ulteriore e interessante chance per la formazione: essere ripensata come diritto permanente, più accessibile e modulare.

Dal lato opposto, però, si intravedono rischi connessi al cognitarism: una certa alienazione psicologica, per esempio, la percezione di essere superflui rispetto alle macchine, che può indebolire identità e motivazione; inoltre, una pericolosa concentrazione del potere nelle mani di chi controlla le infrastrutture cognitive, accentrando ricchezza e potenziale d’influenza. Infine, i protocolli algoritmici non sempre sono trasparenti o responsabili, di conseguenza, la governance potrebbe uscirne decisamente opaca.

Cornice evolutiva

Il cognitarism non è – almeno, non ancora – un paradigma compiuto, ma un’ipotesi di evoluzione dell’economia sociale. Non offre risposte definitive, ma la sua potenzialità sta nella cornice di senso in cui ci permette di discutere il ruolo della cognizione artificiale come nuovo motore produttivo. Prepararsi a questo scenario implica una formazione che non si limiti ai contenuti tecnici, ma integri aspetti etici, creatività e – soprattutto – responsabilità. Vale a dire, che il futuro cognitarista potrebbe non essere dominato tanto dalla tecnologia, quanto – controintuitivamente – dalla capacità delle organizzazioni di condividere approcci, percorsi formativi e pratiche che mantengano la dimensione umana al centro. 


Fonti
Alessia De Carli
adecarli@incontatto.it