
30 Giu Verbalia | WrAIting
In quali modi la scrittura ridefinisce se stessa di fronte all’Intelligenza Artificiale? Scrivere – con o senza IA – è sempre un gesto che porta con sé intenzioni e significati. La scrittura è tecnica ed espressione individuale, ma tra queste due dimensioni si apre un campo ibrido, dove si intrecciano visioni del mondo, dispositivi cognitivi e – ora – anche algoritmi. In assenza di istruzioni definitive su come scrivere con l’IA (WrAIting), si può avviare una riflessione critica sul modo in cui sta cambiando l’atto stesso dello scrivere, alla luce dell’incontro – a volte pacifico, a volte turbolento – tra filosofia, tecnologia e scienze cognitive.
Scrivere è un atto simbolico e astratto, ma è anche profondamente radicato nel corpo, nello spazio, nel contesto. Possiamo dire che è un gesto incarnato. Questa idea trova solide basi nella teoria della grounded cognition di Barsalou, che mostra come il pensiero emerga da una rete di interazioni sensomotorie. Anche nel dialogo con un’IA come GPT, interagiamo oltre la semplice manipolazione di simboli. Scrivere un prompt, per esempio, è già un’azione orientata: prefigura un senso, traccia una direzione, mette in moto il corpo – anche attraverso la tastiera – nello spazio delle possibilità linguistiche. Insomma, anche con l’IA, scrivere si conferma un gesto situato, intenzionale e – sorprendentemente – fisico.
Mente estesa
Per comprendere meglio che cosa accade quando scriviamo con un’Intelligenza Artificiale è utile fare riferimento alla teoria della mente estesa di Clark e Chalmers (1998). Secondo i due filosofi, la cognizione è un processo che si distribuisce oltre la mente individuale, coinvolgendo strumenti, ambienti e dispositivi come veri e propri organi cognitivi protesici. In questo senso, GPT si configura come un attore interno a un sistema di pensiero esteso, in cui mente e ambiente operano in continuità funzionale.
Cognizione distribuita
Seguendo Hutchins (1995), e i suoi studi sull’intelligenza distribuita, possiamo spingerci oltre, e riconoscere l’Intelligenza Artificiale come parte integrante di un sistema socio-tecnico che contribuisce alla costruzione del senso. Scrivere con GPT diventa, quindi, un gesto relazionale, una pratica di co-azione tra umano e algoritmo. L’autorialità si riconfigura come punto di convergenza in una rete semiotica distribuita, dove il significato si genera nell’interazione, e non solo nell’intenzione.
Conversation Theory
La visione relazionale e dialogica di cui stiamo parlando, risuona, infine, con la teoria della conversazione di Pask (1976), che descrive la conoscenza come un processo circolare, in cui l’informazione si esternalizza, viene trasformata nell’interazione e ritorna arricchita. La scrittura con l’IA si inserisce pienamente in questo flusso: un atto conversazionale esteso, in cui pensiero e linguaggio si evolvono insieme, nel movimento tra soggetto, tecnologia e contesto.
Distant Writing
Il filosofo Luciano Floridi ha recentemente introdotto l’espressione distant writing, per descrivere una nuova modalità di scrittura, che emerge con l’uso delle intelligenze artificiali e degli strumenti digitali avanzati. Floridi suggerisce che il distant writing non svaluta la soggettività o la creatività umana, ma ridefinisce il rapporto tra autore, testo e tecnologia, spostando la scrittura in una dimensione collaborativa e distribuita. In questo contesto, la responsabilità e il ruolo dell’autore si trasformano, richiedendo nuove forme di consapevolezza e controllo critico. Scrivere con algoritmi generativi, infatti, amplia le capacità narrative e cognitive, moltiplicando voci, stili e identità, pur mantenendo la complessità del contesto organizzativo e della sua narrazione interna ed esterna. L’uso dell’Intelligenza Artificiale nella scrittura può diventare, così, una pratica di riequilibrio cognitivo e narrativo.
WrAIting at work
Proviamo a cogliere, adesso, le declinazioni che il WrAIting può assumere nelle organizzazioni:
- le IA possono operare come mediatori di tono e coerenza, facilitando l’allineamento comunicativo tra reparti e livelli diversi — un po’ come un direttore d’orchestra che assicura che tutti suonino la stessa melodia
- la delega di attività lineari alle macchine permette alle persone di concentrarsi su aspetti più complessi, strategici e – perché no – anche etici e interpretativi. Si promuove, così, una visione sistemica del pensiero, che amplia e connette le intelligenze, superando l’orizzonte individualistico (Floridi)
- la velocità con cui GPT genera diverse versioni coerenti di un testo aiuta a mantenere un racconto comune, un allineamento tra interno ed esterno, presente e futuro. Si crea in questo modo uno spazio di produzione narrativa, dove immaginare scenari multipli diventa una vera e propria strategia
- l’IA può essere un alleata preziosa per individuare – nella narrazione interna ed esterna – cliché e formule ripetitive, suggerendo riscritture alternative. Questo processo si configura come un vero e proprio laboratorio filosofico ed epistemico, dove il pensiero si muove e si trasforma mentre riscrive continuamente i propri confini
CHI HA SCRITTO IL REPORT?
Ce lo chiediamo tutti, ormai. È una domanda – spesso pronunciata con velato tono inquisitorio – che si sta diffondendo rapidamente nelle organizzazioni. Ma è davvero così importante rispondere? Torniamo al cambiamento in atto. È evidente che l’autore assuma un ruolo rinnovato: il WrAIter è un regista di vincoli e possibilità, un co-agente che modula e dialoga con una rete distribuita di intelligenze e segnali. La creatività si presenta, adesso, come fenomeno collettivo e sistemico. Certo, è una trasformazione potente, che sembra compromettere l’unicità dell’essere umano, ma aumenta – invece – l’umanità e la soggettività, costringendoci a ripensare profondamente il modo in cui costruiamo narrazioni e significati. Seguendo le riflessioni di Valentina Tanni in Conversazioni con la macchina (2022), il cambiamento in atto si configura come un’opportunità straordinaria, per esplorare nuovi territori della mente e della parola.
Umano inorganico
Scrivere con l’intelligenza artificiale tocca le radici della creatività. WrAIting è un incontro, un dialogo complesso, che ridefinisce i confini tra autore, macchina e testo, andando oltre la semplice produzione di contenuti affidata alla singola persona. In questo ecosistema in continua evoluzione, il testo si manifesta come un organismo in divenire, in cui umano e inorganico si intrecciano in un movimento dinamico di trasformazioni. La mente creativa e produttiva si estende, si contamina, si frammenta e si rigenera, aprendo nuove possibilità per il senso e la narrazione. Scrivere con l’IA significa, quindi, aprirsi alla conversazione con l’ignoto, accogliendo un’intelligenza che offre una nuova forma di partnership cognitiva. E in questa partnership, la scrittura diventa un gesto di cura, sperimentazione e apertura verso un futuro ancora da pensare-scrivere-costruire.
- Floridi, L. Distant Writing: Literary production in the age of Artificial Intelligence (2025)
- Barsalou, L. W. Grounded cognition. Annual Review of Psychology (2008)
- Clark, A. & Chalmers, D. The extended mind. Analysis (1998)
- Floridi, L., The Fourth Revolution: How the Infosphere is Reshaping Human Reality. Oxford University Press (2014)
- Hutchins, E., Cognition in the wild. MIT Press (1995)
- Pask, G., Conversation Theory: Applications in Education and Epistemology, Elsevier (1976)
- Ricoeur, P., Narrative Identity. In D. Wood (Ed.), On Paul Ricoeur: Narrative and Interpretation. Routledge (1991)
- Tanni, V., Conversazioni con la macchina, Mimesis (2022).