Verbalia | Slow productivity

Verbalia | Slow productivity

La slow productivity è una risposta al burnout e alla folle corsa a fare sempre di più. In uno scenario in cui multitasking e stress sono la norma, questo approccio ci invita a rallentare, concentrandoci su meno attività, per svolgerle meglio. Anche se ci sono alcune sfide iniziali da superare, le organizzazioni che adottano la slow productivity osservano un miglioramento nel benessere dei team, nella creatività e nella qualità del lavoro. Ecco come la slow productivity può cambiare il nostro modo di lavorare e rendere le organizzazioni antifragili.

Minimalismo

La slow productivity è una risposta alla cultura del burnout e all’idea che lavorare incessantemente equivalga a ottenere risultati migliori. In uno scenario dominato dal multitasking e dalla costante ricerca di efficienza, molti professionisti iniziano a sentire il peso di aspettative irrealistiche e carichi di lavoro insostenibili. La slow productivity rappresenta una forma di opposizione e resistenza, un invito a rallentare e a concentrarsi su ciò che conta davvero. Questo approccio si esprime attraverso l’adozione di alcune pratiche e comportamenti: il deep work, per esempio, che enfatizza la concentrazione senza distrazioni, e il minimalismo digitale, che promuovendo la riduzione delle interruzioni tecnologiche, aumenta l’efficienza.


Benefici

L’adozione della slow productivity nelle organizzazioni può portare benefici significativi, ma presenta anche alcune sfide. Vediamo i benefici:

  • aumento della qualità del lavoro | concentrarsi su meno compiti alla volta consente di migliorare la precisione e l’attenzione ai dettagli, favorendo l’innovazione
  • miglioramento del benessere delle persone | ridurre il sovraccarico di lavoro e promuovere un ritmo sostenibile aiuta a prevenire burnout e lo stress cronico

E sfide

E ora esaminiamo alcune sfide da affrontare se si adotta la slow productivity:

  • necessità di un adattamento | rallentare il ritmo può inizialmente scontrarsi con le pressioni del mercato e con la necessità di rispondere rapidamente alle richieste dei clienti
  • ripensamento della cultura organizzativa | passare a un modello di produttività più lenta richiede un cambio di mentalità e l’adozione di nuove metriche del successo

Bias cognitivi e sociali associati

L’adozione di un modello organizzativo ispirato alla slow productivity può essere ostacolata da diversi bias cognitivi e sociali. Esaminiamone alcuni:

  • Bias della scarsità | la convinzione che più tempo dedicato al lavoro porti automaticamente a maggiori risultati, spesso spinge le persone a sovraccaricarsi
  • Bias della produttività percepita | l’idea che essere costantemente occupati equivalga a essere più produttivi può portare a una ricerca ossessiva dell’efficienza
  • Bias della conformità sociale | il timore di essere percepiti come meno performanti rispetto ai colleghi scoraggia un approccio più lento

Per superare le conseguenze negative e bloccanti di queste distorsioni, è utile promuovere un cambiamento nella cultura organizzativa che valorizzi la qualità rispetto alla velocità; sensibilizzare i team sui benefici di un approccio più consapevole agli obiettivi e creare policy aziendali che supportino il benessere e la sostenibilità.

A lungo termine

Nonostante le iniziali difficoltà di implementazione, la slow productivity offre, infatti, numerosi vantaggi a lungo termine:

  • migliore equilibrio tra vita personale e professionale, riducendo l’ansia e migliorando la soddisfazione lavorativa
  • maggiore creatività e capacità di problem solving, grazie a un approccio più riflessivo e meno reattivo
  • ambiente di lavoro più sano e collaborativo, dove il benessere dei dipendenti viene considerato una priorità

L’arte dimenticata

L’autore che ha sviluppato il concetto di slow productivity è Cal Newport. Nel suo libro Slow Productivity: l’arte dimenticata di ottenere risultati senza cadere nel burnout, Newport propone un approccio più sostenibile alla produttività, basato su tre principi fondamentali:

  1. Fai meno cose: concentrarsi su un numero ridotto di compiti permette di dedicare maggiore attenzione ed energia a ciò che conta davvero, migliorando la qualità del lavoro svolto
  2. Lavora a un ritmo naturale: evitare di affrettare la conclusione di un lavoro importante, e permettere che si sviluppi seguendo una tempistica sostenibile e rispettosa dei propri ritmi personali
  3. Sviluppa un’ossessione per la qualità: puntare all’eccellenza in ogni attività intrapresa, dedicando tempo e cura ai dettagli per ottenere risultati di alto valore

Newport illustra questi principi attingendo alla saggezza di storici intellettuali come Galileo, Isaac Newton, Jane Austen e Georgia O’Keeffe, che hanno saputo produrre lavori di grande valore, senza cadere nella trappola della produttività frenetica. È un approccio che mira a contrastare la pseudo-produttività, caratterizzata dal ricorso a un’iperattività misurabile come principale criterio di pesatura dello sforzo produttivo effettivo, ma che spesso conduce pericolosamente al burnout.

Ben fatto!

La slow productivity rappresenta, quindi, un’evoluzione nel modo di concepire il lavoro, offrendo un’alternativa sostenibile alla produttività frenetica. Le organizzazioni che adottano questo approccio filosofico, prima ancora che metodologico, possono beneficiare di miglioramenti in termini di motivazione nei team e, quindi, di qualità complessiva del lavoro. Adottare la slow productivity significa riscoprire il valore del tempo e del lavoro ben fatto, investendo in un futuro più equilibrato e consapevole.

 

Alessia De Carli
adecarli@incontatto.it