Verbalia | Bailan

Verbalia | Bailan

Vedi una pianta appassire e invece di annaffiarla, decidi di lasciarla lì, perché tanto – pensi – non tornerà mai più a fiorire. Anche questo è bailan. Bailan definisce un fenomeno culturale recente, un modo di reagire alle pressioni sociali e professionali con una sorta di rassegnazione passiva. È particolarmente diffuso tra i giovani cinesi e ha un impatto tale sulla produttività che molte aziende stanno rispondendo al fenomeno, attraverso azioni che rendano gli ambienti di lavoro più sostenibili. Ma il bailan non è pigrizia o mancanza di ambizione: affrontarlo implica capire i meccanismi psicologici che lo alimentano e le dinamiche sociali che lo rendono così diffuso.

Let it rot

Bailan (摆烂), traducibile come lasciar marcire o lasciar andare, è un termine della cultura cinese che ha recentemente guadagnato popolarità, soprattutto tra i più giovani. Esprime un atteggiamento di rassegnazione e resistenza passiva di fronte alle pressioni sociali, professionali e personali della società contemporanea, specialmente nei contesti altamente competitivi. Nell’uso quotidiano, bailan rappresenta l’accettazione di situazioni negative senza tentare di cambiarle. Questo concetto si collega al fenomeno del lying flat (躺平, tǎng píng), che consiste nel rifiutare il modello di successo tradizionale e della produttività esasperata. Se il lying flat è una scelta consapevole di non partecipare alla corsa sfrenata della società, il bailan è più simile a un lasciarsi andare, un’abdicazione alle regole di un gioco percepito come truccato.

Resistenza silenziosa

Il bailan si manifesta come risposta alla grinding culture e all’intenso orario di lavoro 996 (9:00-21:00, 6 giorni su 7), fenomeni attualmente molto diffusi, soprattutto in Cina. Molti giovani, oppressi dalle aspettative economiche e familiari, finiscono col percepire i loro sforzi come inutili o insostenibili. L’adozione di un atteggiamento bailan rappresenta, quindi, una forma di resistenza silenziosa, una critica implicita a un sistema percepito come privo di speranza.


Ma il bailan è davvero una resa? Oppure è una forma sottile di resistenza, una critica silenziosa a un sistema che chiede troppo e dà troppo poco in cambio? Qui l’opinione pubblica si divide: c’è chi lo vede come un fallimento generazionale, un sintomo di pigrizia e apatia, e chi invece lo interpreta come un modo di dire basta a un modello di vita insostenibile.

Impatto sulle organizzazioni

Se la mentalità bailan si diffonde nelle organizzazioni, nelle aziende, le conseguenze non tardano a farsi sentire. Alcuni degli effetti principali includono:

  • calo della motivazione e della produttività | chi adotta un approccio minimalista evita compiti complessi, riducendo l’innovazione e la crescita aziendale
  • impoverimento della cultura organizzativa | l’atteggiamento di resistenza passiva mina i valori aziendali, creando ambienti di lavoro privi di entusiasmo e aumentando il turnover
  • diminuzione della capacità di adattamento | se le persone si disimpegnano, sono demotivate e passive, riducendo la capacità dell’organizzazione di affrontare cambiamenti e sfide del mercato, quindi, la sua resilienza
  • mancanza di leadership | se nessuno ha voglia di prendersi responsabilità, diventa difficile trovare nuovi leader e mantenere viva la crescita dell’organizzazione, con il rischio di una stagnazione aziendale

Bias cognitivi e sociali associati

Perché alcune persone finiscono per adottare il bailan? Dietro questa scelta ci sono spesso meccanismi psicologici profondi. Il pensiero bailan si nutre, infatti, di diversi bias cognitivi e sociali. Vediamo come agiscono:

  • Bias dell’impotenza appresa: l’esperienza di sforzi infruttuosi porta a una sensazione di impotenza, inducendo a non tentare più di migliorare la propria situazione
  • Bias del costo irrecuperabile: le persone tendono a ritirarsi completamente dopo aver investito tempo ed energie in situazioni che non hanno portato benefici
  • Bias del confronto sociale: il confronto costante con gli altri, soprattutto in ambienti competitivi, può generare frustrazione e spingere al disimpegno come forma di protezione emotiva.

Riconoscere le alternative

Per affrontare il fenomeno bailan, è necessario sfidare i bias cognitivi, offrire formazione e strumenti per riconoscere e correggere le distorsioni che lo alimentano. È inoltre opportuno ridurre le pressioni sistemiche e creare ambienti di lavoro più sostenibili, che non alimentino il senso di inutilità o frustrazione; fornire supporto emotivo e incoraggiare il dialogo e la comprensione, per sostenere le persone nel riconoscimento di alternative costruttive al lasciar marcire. In questo modo, si può mitigare l’impatto dei bias sul pensiero bailan e favorire una maggiore antifragilità individuale e sistemica.

Quali opportunità?

Il bailan è un problema per le aziende, ma potrebbe anche rappresentare un’opportunità. Perché? Perché le aziende potrebbero dover ripensare il work-life balance, riducendo la pressione sulle persone, e promuovendo ambienti di lavoro più sani e sostenibili. Il fenomeno bailan offre, inoltre, l’opportunità di riflettere su un approccio alla leadership più empatico e attento alle reali esigenze delle persone che costituiscono i team.

Tornare a rincorrere le onde

Il fenomeno bailan non è una resa, quindi, ma un segnale di allarme che qualcosa deve cambiare: le organizzazioni sono chiamate a riconsiderare il modo in cui valorizzano le persone e il loro lavoro. Se gestito correttamente, può trasformarsi, allora, in un’opportunità per creare ambienti collaborativi più sostenibili e generativi, migliorando il benessere delle persone e l’antifragilità delle organizzazioni.

Alessia De Carli
adecarli@incontatto.it