A S-PASSO PER LE S.A.G.R.E.

A S-PASSO PER LE S.A.G.R.E.

Ammettiamolo. Chi di noi non ha pensato di partecipare ad una delle numerose SAGRE – magari quella delle castagne! – che ci sono in giro, durante il mese di Novembre? ☺ 

Io lo ammetto! Non perdo mai occasione per fare una passeggiata. Novembre è iniziato da poco… chi vuole seguirmi a S-PASSO PER LE S.A.G.R.E.? 😉

Stavolta ho scelto 5 passi per voi, uno per ogni lettera dell’acronimo S.A.G.R.E. 

Come sempre nei miei articoli, la metafora del cammino è utile ad esprimere concetti propri dell’ambito della formazione, del coaching e delle crescita personale più in generale.

Vi invito dunque a mettervi sulla strada con me, perché questi 5 passi segnano il percorso che può servirci a valorizzare e rendere funzionale alla nostra crescita, ogni situazione che affrontiamo. 

Non vorrei parlare di situazioni negative o positive, vorrei foste voi a scoprire, al termine di questo breve cammino insieme, chi solo ha il potere di rendere positiva una situazione apparentemente negativa e viceversa. Attraverseremo quindi il piano della logica funzionale/disfunzionale, che deve guidarci se vogliamo affrontare un percorso di crescita personale. Possiamo imparare a capire cosa è funzionale e cosa è disfunzionale per noi ed arricchirci costantemente attraverso ciò che ci accade. 

Vediamo come fare. 

Pronti?

PRIMO (S)PASSO – Sospendi.

Quando scegliamo di fare una passeggiata, sospendiamo la nostra routine quotidiana. Vi è mai capitato di dire: “Vado a fare due passi, per schiarire le idee?”. Spero di sì, perché l’effetto della sospensione dovrebbe essere proprio quello di liberare la mente dai soliti pensieri, che pesano e sono sempre lì pronti a riaffiorare in ogni momento… Fare il primo passo, quindi “sospendere”, potrà aiutarci ad affrontare la situazione con un punto di vista diverso da quello che potremmo avere, se in quel momento rinunciassimo a fare due passi – mentali – indietro. 

Perché parliamo di passi indietro? Facciamo passi indietro per ACCOGLIERE quello che sta per arrivare, come se stessimo aprendo la porta di casa per far entrare un ospite… Sospendiamo tutto e facciamo entrare: che sia un collega arrabbiato con noi, il nostro capo che ci chiede di lavorare ad un progetto o un nostro amico che preferisce rimanere sul divano anziché uscire con noi! 

Sospendiamo pensieri, giudizi, opinioni e accogliamo, per essere pronti al secondo passo!

SECONDO (S)PASSO – Ascolta.

Se siamo riusciti a fare il primo passo – il più difficile – ora ci sembrerà di andare in discesa! E la nostra seconda azione sarà mettersi ad ascoltare, ascoltare, ascoltare, ma… attenzione! Proprio quando saremo sul punto di cedere alla tentazione di dire la nostra, di esprimere il nostro pensiero (perché… “Basta! Non ne posso più di sentire qualcosa che non condivido!”), ebbene, proprio in quel momento, rischieremo di perdere la nostra più grande occasione. Ogni volta che ascoltiamo qualcosa di nostro interesse, riusciamo ad arricchirci di informazioni e notizie utili e funzionali per noi: e se facessimo la stessa cosa, anche per ciò che – apparentemente – non merita la nostra attenzione? D’altra parte i nostri attuali interessi sono il frutto di un’interazione sociale, da cui abbiamo preso e accolto qualcosa, giusto?

Non ascoltando facciamo qualcosa di paradossale: ottenere l’effetto contrario rispetto alle nostre intenzioni. La nostra intenzione/istinto è far valere il nostro punto di vista. Se questo è l’obiettivo, come possiamo raggiungerlo, quando davanti a noi c’è una persona che ne ha uno uguale? E poi: siamo sicuri che portare subito il nostro punto di vista sia la cosa migliore per noi e per gli altri?

Ascoltare ci permette di raggiungere tre obiettivi contemporaneamente:

  1. L’altro può esprimere se stesso, in modo rilassato e grato di ricevere attenzione
  2. Noi ci arricchiamo di un punto di vista diverso e nuovo e di nuove informazioni che – guarda caso – il più delle volte possono essere utili al terzo e ultimo obiettivo…
  3. Possiamo esprimere in modo più adeguato il nostro punto di vista, che sarà integrato con quello dell’altro o – addirittura – possiamo restare in silenzio, e farne tesoro.

TERZO (S)PASSO – Guarda.

Questo passo comincia quando il secondo sta per terminare. Dovremmo concentrarci e osservare consapevolmente la situazione al termine di ogni ascolto. Ci sono dei livelli di ascolto e ci sono degli step evolutivi della situazione, che riusciremo ad individuare, solo se osserveremo con attenzione cosa sta cambiando intorno a noi e dentro di noi, mentre ascoltiamo. A cosa ci serve questo passo? Osservare attentamente significa prendere consapevolezza di ciò che sta avvenendo ed è proprio in questo passaggio che ascolto e osservazione si fondono. Solo dopo aver compiuto questi due passi, riusciamo a comprendere a pieno la situazione e quello che ci sta dando, e possiamo già trasformarla in qualcosa di funzionale e utile per noi e per l’altro. Se guardiamo meglio cosa accade, siamo in grado di vedere che cosa possiamo imparare!  

QUARTO (S)PASSO –  Ringrazia.

Il quarto passo serve a sancire la trasformazione, l’evoluzione. Ringraziando una situazione, stiamo dicendo a noi stessi che abbiamo apprezzato, abbiamo fatto tesoro di ciò che ci ha dato. Nel ringraziare, comunichiamo rispetto e ci aiutiamo ancora un volta – l’ultima – a non giudicare. Ringraziando, stiamo dando un valore unico alla situazione. Siamo abituati a ringraziare quando riceviamo qualcosa in dono o in cambio, che si tratti di un regalo materiale o di un semplice gesto di comprensione. Ci sono situazioni che possiamo considerare come un dono ricevuto per la nostra crescita.

QUINTO (S)PASSO –  Esprimi.

Infine, con il quinto ed ultimo passo, siamo pronti per regalarci e regalare la nostra esperienza. Questo passo ha una funzione duplice: 

  1. Esprimere, per dire a noi stessi quello che abbiamo raccolto dalla situazione e comprendere ancora meglio ciò che l’esperienza ci ha dato: capitalizzare al meglio ciò che abbiamo imparato
  2. Esprimere, per poter raccontare all’altro il nostro punto di vista aumentato. Aumentato perché ora è integrato con qualcosa di nuovo, che prima era estraneo ed ora invece fa parte di noi.

Il quinto passo è molto utile anche per chi, come me, fa il formatore, perché esprimere qualcosa che ha generato un apprendimento significa anche saperlo spiegare. Spiegare implica un ulteriore sforzo di comprensione del fenomeno, per renderlo qualcosa che può essere “donato” come conoscenza, a chi ci ascolta e vuole formarsi e crescere. Vi è mai capitato di studiare un argomento,  per poi esporlo ed avere solo in quel momento la consapevolezza di averlo profondamente compreso? Beh questo significa che esprimere, dare voce a quanto abbiamo imparato, ci permette di capire meglio la morale di una nuova storia. 

Ogni volta che “andiamo a spasso” possiamo ricordarci di questi 5 step mentali per saper crescere ogni giorno, in ogni momento… ad ogni passo!

Buon(e) S.A.G.R.E.

simone.giovarruscio