#FuturePills | Hardcore

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#FuturePills è la #zonablog di InContatto dedicata alle ispirazioni di Futuresimo, la ricerca di Scenario delle Tendenze Estetiche e Culturali realizzata da TEA Trends e prodotta da InContatto srl. In questa serie di post, gli autori rielaborano in chiave personale i temi dello Scenario, assumendo un approccio e un’attitudine interdisciplinari.





Il gioco


Lo scenario Futuresimo descrive la dimensione del Gioco parlando della tendenza a diffondersi in modo crescente dei contenuti violenti. Le parole più ricorrenti emerse nella ricerca sono: warfare, brutality, killing, splatter, first-person shooter, bloodshed, destruction. Con questi termini si definiscono, quindi, il contesto e il livello di brutalità raggiunto. Resta aperto il dibattito tra il valore ricreativo e immersivo dei videogiochi e la preoccupazione circa i contenuti violenti e il potenziale impatto sui comportamenti.

La mia vita violenta

C’è del buono nel gioco cattivo? Sembra di sì!

La visione positiva dei giochi violenti può sembrare controintuitiva, data la natura esplicita dei loro contenuti. Le pubblicazioni accademiche ci mostrano, però, un orizzonte più sfumato. Ci sono possibili benefici che permettono di reinterpretare l’influenza apparentemente negativa dei giochi violenti, sotto una luce più costruttiva, aprendo anche a possibili vantaggi.

Nel 2020, l’American Psychological Association ha pubblicato un aggiornamento sulle proprie posizioni riguardo ai videogiochi violenti. Lo studio confermava la mancanza di prove sufficienti a stabilire un nesso causale diretto tra l’uso di questi giochi e l’emergere di comportamenti aggressivi nella vita quotidiana.

Immergersi nel gioco per cercare l’alter-ego

Nello stesso periodo, è tornato in auge un rinnovato interesse la Teoria della Catarsi, proposta inizialmente da Seymour Feshbach negli anni ’70. Secondo la teoria, i videogiochi violenti possono addirittura servire come canale di espressione della rabbia e di altre emozioni negative, offrendo un ambiente sicuro e controllato per esprimerle senza conseguenze reali. Così usati, i videogiochi funzionano come strumenti di gestione emotiva, permettendo ai giocatori di elaborare e controllare i propri sentimenti in maniera produttiva.

Sempre nel 2020, alcuni studi pubblicati su riviste come Molecular Psychiatry hanno esplorato ulteriormente il potenziale benefico dei videogiochi, evidenziando come possano migliorare le capacità di attenzione, sviluppare abilità cognitive, migliorare la coordinazione occhio-mano e le competenze visuo-spaziali. Si tratta di benefici particolarmente rilevanti, se consideriamo il crescente interesse verso metodi di apprendimento alternativi e innovativi.

Tempesta di mondi

La posizione appena descritta è ampiamente condivisa anche dall’americana Mary Flanagan. Flanagan ha dimostrato come i videogiochi – attraverso lo storytelling e l’immersività – possano stimolare la riflessione critica su questioni morali ed etiche, agendo come veri e propri strumenti educativi. Potenzialità estendibili anche a contesti professionali come la formazione militare e la gestione delle crisi, dove le simulazioni basate sui videogiochi preparano le persone a gestire situazioni stressogene, in maniera efficace.

Se usati con consapevolezza e responsabilità, i videogames possono, insomma, offrire vantaggi e sviluppare competenze, anche quando rappresentativi di contesti violenti. La sfida rimane quella di integrarli nella vita reale in maniera equilibrata e critica, valutando attentamente circostanze e modi di utilizzo.

Io, personalmente, gioco a Tetris da 39 anni e, modestamente, nessuno sa incastrare meglio di me le valigie nel bagagliaio, nel giorno della partenza per le ferie.

E voi, a che gioco giocate?

Silvia Fucigna
sfucigna@incontatto.it