#verbalia

#verbalia | Nessun mondo nuovo, senza un nuovo linguaggio

#verbalia è lo spazio che inContatto dedica – ancora una volta – alle parole. Nel cercare ancora il significato delle parole, entreremo senza remore nel loro ingranaggio, trattandole come figure da smontare, nel tentativo di scoprire – o soltanto immaginare – come siano state progettate e costruite, e perché. In questo spazio, abiteranno le parole intraducibili dal mondo; le parole bizzarre e irriverenti della generazione Z; quelle che viaggiano nell’Infosfera; le parole inaspettate e quelle che invece si aspettano;  le parole che all’improvviso, precipitano – apparentemente – dal nulla.

Parole come figure

Quando guardiamo un quadro, ci domandiamo che cosa significhi, e quali fossero le intenzioni espressive del pittore che l’ha realizzato. Ci chiediamo come l’opera possa essere collocata nel tempo, indaghiamo il contesto in cui è stata prodotta. Cerchiamo, in altri termini, di darne una spiegazione; cerchiamo, appunto, il suo significato. Così accade che sulle parole, si compia una ricerca simile: esplorando la loro etimologia, richiamando l’accidente storico che ne ha originato il senso – o i sensi – e indagando il modo e i modi in cui le parole sono state usate, quindi, trasformate.

Parole aumentate

La lingua, d’altra parte, ha sempre una natura creativa e il suo uso è continuamente esposto a innovazioni. La diversità nel tempo e nello spazio, la varietà e la variabilità delle parole sono fatti normali. La storia ne offre innumerevoli esempi: sotto la spinta delle necessità di sviluppo tecnico, sociale, culturale e scientifico, la lingua aumenta il suo vocabolario, i significati delle parole, fino a esprimere contenuti innovativi e nuove intenzioni.

L’obiettivo di #verbalia è disegnare un orizzonte in cui le parole-figure assumono uno o più sensi, in base al loro comportamento e alla loro posizione: sono immerse nel loro tempo? Oppure sono tangenti all’insieme dei significati assunti nel tempo? Sono immobili o satellitari? Dove sono andate a finire dopo aver assunto traiettorie inaspettate?

Parole a più dimensioni

Sappiamo che alla dimensione semantica delle parole – quella del rapporto tra il significato del segno e i possibili sensi che può assumere – si accompagna sempre la dimensione pragmatica – relativa cioè all’uso che di un segno facciamo nel comunicare. Entrambe le dimensioni godono di un’ampia flessiblità, che poi è ciò rende la lingua così ampiamente usabile nella vita sociale. Noi abbiamo, infatti, la capacità di usare le parole sia nei sensi che già conosciamo, sia di combinarle in espressioni completamente nuove; sappiamo estendere il senso o i sensi di una parola, fino a esprimerne di nuovi.

Parole nello spazio linguistico

Lo spazio in cui ci muoviamo con le parole, cioè lo spazio linguistico non è, però, il caos. Siamo liberi nell’uso delle parole, ma occorre essere anche consapevoli di quali ordini siano richiesti in questo spazio linguistico. Quando parliamo o scriviamo, per esempio, ripetiamo spesso parole già note: ma sappiamo dove le abbiamo prese?

Parole fuori dal dizionario

Bisogna restare per forza #inContatto con la propria curiosità per capire le parole non ancora definite, ma anche con la tentazione un po’ folle di chi vuole inventarle. A volte potremmo affrontare una parola imprevista tirando persino a indovinare.

Perché, anche quando il senso da esprimere ci sembra oscuro e incerto, possiamo trovare sensi e significati alle parole che raccontano la complessità della nostra infosferica esistenza.

 

Fonti:
“Nessun mondo nuovo, senza un nuovo linguaggio”, Ingeborg Bachmann
Tullio De Mauro, Guida all’uso delle parole, Editori Riuniti, 1980
Riccardo Falcinelli, Figure. Come funzionano le immagini dal Rinascimento a Instagram, Einaudi, 2020
Gianrico Carofiglio, Con parole precise. Breviario di scrittura civile, Ed. Laterza, 2015