ZEN – Zero

ZEN – Zero

Come essere un Manager essenziale, empatico, minimal… in una parola ZEN!

Da qualche giorno, sul mio comodino, ha preso posto un nuovo libro dal titolo: Manuale di un monaco buddhista per avere successo sul lavoro. 31 pensieri zen per l’ufficio.

Non è un trattato di filosofia Zen, né una ricetta anticrisi su come fare soldi in fretta… ☺

È un libro denso di esempi concreti, scritto in modo semplice e pieno di spunti utili da riportare sul lavoro e nella vita. 

L’autore, Kiyohiko Shimazu, inizia la sua carriera in una grande azienda giapponese a soli 18 anni e in meno di un decennio diventa dirigente. Un caso abbastanza raro in Giappone, dove al contrario, si fa carriera molto lentamente e vige un grande rispetto per le figure Senior. In seguito al terremoto del 2011, Shimazu si licenza, diventa sacerdote Buddhista e dopo un anno torna al lavoro, non più come dipendente, ma come imprenditore. 

Nel suo libro, prende in analisi le difficoltà che quotidianamente si trovano ad affrontare i manager di oggi, per esempio:

  • il mancato raggiungimento di risultati
  • la difficoltà nelle relazioni con i colleghi e i superiori
  • la scarsa di fiducia da parte dei dipendenti e dei clienti
  • la svogliatezza sul lavoro

A prima vista, sembrerebbero dei problemi distinti l’uno dall’altro, ma a ben guardare condividono tutti una radice comune: compaiono quando non siamo in grado di scorgere la mente e il cuore delle persone.

Quando finiamo per cadere preda dell’ansia generata dal non sapere come comportarci, accade che non capiamo noi stessi e neppure che cosa desiderano gli altri.

Attraverso il linguaggio Zen però – sostiene l’autore – è possibile riuscire a fare chiarezza, trovare l’ equilibrio interiore e valutare in modo adeguato le cose.

Percorrendo l’indice del libro, uno dopo l’altro scorrono 31 capitoli, per 31 giorni, con 31 pensieri da tradurre in 31 azioni. Insomma, un mese intero da dedicare alla ricerca della centratura interiore, per stare in modalità Zen!

Più mi addentro nella lettura del libro e più mi rendo conto che lo Zen è una modalità per:

  • creare legami tra le persone
  • conoscere se stessi
  • entrare in relazione con l’altro

Per questo ho scelto di proporvi 3 dei 31 pensieri, quelli che trovo più significativi per la relazione tra Manager e collaboratori:

1 – IL SALUTO…  comprendere lo stato d’animo dei collaboratori

PAROLA ZEN: Aisatsu, significa “spingere” e “avvicinarsi”. L’origine di questo termine è legata al dialogo breve basato su botta e risposta, come avviene durante il saluto.

IN AZIENDA… attraverso il “buongiorno” – secondo Shimazu – si riesce a monitorare lo stato di benessere dei collaboratori. La cultura del saluto è utile per cogliere le sottili sfumature nelle risposte ricevute dalle persone. Il tono della voce, l’espressione del viso, possono rivelare se quella persona ha qualcosa che la preoccupa.

Se mi accorgo che in qualcuno c’è qualcosa che non va… per ricercare la causa di quel disagio vado a parlargli e se si tratta di insoddisfazione per qualche criticità sul lavoro, ci consultiamo; se invece si tratta di preoccupazioni personali gli chiedo di raccontarmi ciò che lo turba.

INSEGNAMENTO ZEN. Praticate il dialogo faccia a faccia per comprendere lo stato d’animo di chi lavora con voi o dei vostri clienti.

2 – LA COMPLETA ATTUAZIONE. Percepire se stessi, valorizzando chi si ha vicino

PAROLA ZEN: Zenkigen, vuol dire valorizzare tutte le potenzialità che l’essere umano possiede.

IN AZIENDA Conoscere a fondo i curriculum di tutti i collaboratori … è anche necessario per tirare fuori completamente le loro abilità individuali”.

L’autore associa il lavoro dei Leader al numero dei Piatti rotanti. Si tratta di un’arte in cui occorre tenere sott’occhio molti piatti e quando ci si accorge che uno sta per fermarsi, occorre dargli un nuovo impulso, per farlo continuare a roteare. Le dinamiche che si vengono a creare all’interno delle aziende sono molto simili. Il capo deve sempre essere attento al lavoro di ciascun collaboratore e quando si accorge che qualcuno sta perdendo la motivazione, deve parlargli e infondergli coraggio.

INSEGNAMENTO ZEN: esplorare il percorso di studi dei collaboratori, le esperienze pregresse, gli interessi e i loro valori vuol dire avere a disposizione un terreno più ampio di conversazione.

3 – IL VECCHIO PUNTERUOLO DALLA PUNTA SMUSSATA. Riconoscere il valore delle persone

PAROLA ZEN: Kankosui, si intende la punta che si è arrotondata dopo essere stata usata a lunga.  

IN AZIENDA… Chiunque invecchiando, assiste a un declino… questa parte che si perde, viene bilanciata dall’affinamento delle caratteristiche umane, che si ottengono solo con il tempo. Non bollate la generazione Senior come anziana e basta, ma valorizzate le esperienze, i punti di vista e la presenza”.

Secondo l’autore è importante che i dipendenti si sentano e diventino esseri unici in grado di distinguersi a livello individuale, per questo le aziende dovrebbero valorizzare al massimo le potenzialità dei singoli. Nella gestione di persone più anziane è importante dare rilievo alla loro esperienza e al loro sapere.

Ho incoraggiato ognuno di loro a trasmettere ai più giovani le tecniche e le competenze.

INSEGNAMENTO ZEN: fate in modo che i vostri collaboratori Senior lascino una traccia di sé. Ogni persona coltiva il desiderio di veder riconosciuto il proprio valore.

Dopo aver terminato la lettura di questo libro, ho deciso di non riporlo sullo scaffale, ma di metterlo nel mio zaino insieme al PC, ai pennarelli e all’agenda. Ogni tanto, lo sfoglio e rileggo alcuni passaggi che sento molto vicini a me. La ragione per cui sono rimasta così ammaliata da questo testo, è che dopo aver vissuto un periodo di confusione, in cui ogni giorno mi sembrava di trovarmi in mezzo ad una nebbia sempre più fitta, ho capito che per trovare la strada giusta per me, non dovevo fare altro che iniziare a disegnarla, poi a costruirla e infine a percorrerla. Ad un certo punto, il desiderio di sentirmi sempre più grata alla vita, alle persone che incontro e a me stessa, mi ha dato quella libertà di cui avevo bisogno, per vivere davvero la vita che voglio e non la vita che devo.

È accaduto così, che la confusione ha lasciato spazio alla serenità, all’equilibrio e alla determinazione. Ringrazio ogni momento il buio che ho vissuto, perché ne ho tratto giovamento per capire meglio chi sono e come posso dare il meglio di me agli altri.

Lo Zen è un tassello di benessere che, insieme ad altri, contribuisce alla mia evoluzione. Racconto la mia storia, affinché si unisca a quelle di tanti altri, che cercano di capire come gestire in modo efficace la complessità delle relazioni… Vorrei in particolare che il mio messaggio arrivasse a chi sta cercando la chiave per il proprio equilibrio e vuole provare a vivere un po’ Zen!

 

Foto: https://www.pexels.com/photo/ancient-architecture-asia-bench-301614/
mariar.pagliaroli