#skillpills – Design Thinking – Creare soluzioni, generare visioni

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Le 4 forme del Design Thinking

Nel post precedente abbiamo introdotto le 4 forme assunte dal Design Thinking, secondo la ricerca svolta dall’Osservatorio Design thinking for Business del Politecnico di Milano:

1. Creative Problem Solving
2. Sprint Execution
3. Creative confidence
4. Innovation of meaning

Dopo aver approfondito il Creative Problem Solving, entriamo nel dettaglio delle altre forme.

♦ Sprint Execution 

Dalle ricerche effettuate dall’Osservatorio Design Thinking for Business del Politecnico di Milano, l’adozione dell’approccio Sprint Execution riguarda quasi la metà delle imprese che offrono servizi di consulenza basati sul paradigma del Design Thinking.

Lo Sprint Execution è la rapidità di prototipizzazione e si caratterizza tra le altre forme di Design Thinking grazie allo User Contribution, cioè il contributo del consumatore finale – o utilizzatore – che viene coinvolto in una fase di test del prodotto. Questa metodologia ha l’obiettivo di realizzare un prodotto da lanciare sul mercato, attenendosi alle esigenze degli utenti, in breve tempo. La rapidità della prototipazione è infatti uno dei punti cruciali. Si tratta di un approccio usato soprattutto nei contesti soggetti a rapidi cambiamenti, per esempio le startup, che devono comprendere nel minor tempo possibile pro e contro delle soluzioni ipotizzate da lanciare sul mercato. 

Nello Sprint Execution il rapporto con il mercato di destinazione è quindi molto intenso. Il mercato offre infatti conoscenza e valore per l’innovazione, in termini di esperienza diretta dei prodotti embrionali lanciati e testati. La Sprint Execution è pertanto la tipologia di Design Thinking più coerente alle dinamiche dell’innovazione digitale. 

Prototipizzazione e User Experience

Nello Sprint Execution sono fondamentali la Prototipizzazione e la User Experience, intesa come esperienza d’uso, cioè l’insieme di sensazioni che la persona prova nell’interagire con un prodotto o servizio. La User Experience approfondisce il modo in cui funzionano le cose e analizza le interazioni delle persone con esse. L’utente del prodotto è al centro del processo di progettazione (Human-Centered Design).

Il processo di Sprint Execution non è lineare, ma ricorsivo: si ritorna ai passi precedenti in base agli esiti delle fasi di prototipazione e di test, per arrivare a realizzare il miglior output possibile. Dal prototipo e dai modi in cui è accolto si possono generare nuove idee. Allo stesso tempo, i test finali possono generare nuovi spunti, se non addirittura portare a ridefinire il problema iniziale, attraverso i feedback ricevuti. Il prototipo e i test servono a mettere direttamente sul campo ciò che è stato ideato, ridefinirlo e migliorarlo rapidamente, fino a che non si arriva al prodotto/servizio finale ottimizzato.

♦ Creative Confidence

La Creative Confidence ha l’obiettivo di promuovere all’interno delle organizzazioni l’imprenditorialità e l’abilità di creare confidenza con i processi creativi e innovativi. Come? Stimolando l’empatia, la tolleranza al rischio e al fallimento, la capacità di gestire l’ambiguità e l’incertezza; creando all’interno delle organizzazioni i presupposti al cambiamento.

La Creative Confidence è un modello adottato soprattutto dai consulenti strategici. È sempre più presente tra le aziende la necessità di trovare nuove strade che conducano all’innovazione, e trasmettere ai propri dipendenti il senso e la volontà di innovare. L’approccio del Design Thinking denominato Creative Confidence riceve il benestare ponendosi come strumento capace di aiutare le imprese a raggiungere questi ambiziosi obiettivi.

L’utente al centro

Francesco Zurlo – Professore di disegno industriale al Politecnico di Milano e direttore del Master in Design Strategico – sostiene che l’approccio Creative Confidence sia sicuramente il più adatto a favorire il coinvolgimento delle persone che vivono l’azienda ogni giorno. Contribuisce infatti a migliorare il benessere psicofisico e ad alimentare motivazione e fiducia; favorisce la creatività e, di conseguenza, l’adesione a progetti innovativi; attrae talenti e pone le condizioni per trattenerli, perché “le aziende predisposte al cambiamento” – sottolinea Zurlo – sono quelle che hanno inglobato la cultura del Design nell’organizzazione”.

♦ Innovation of Meaning

L’Innovation of Meaning è una sintesi perfetta della metodologia del Design Thinking, perché aiuta a creare valore sia per il consumatore finale sia per l’organizzazione. L’Innovation of Meaning, inoltre, innova l’approccio con il quale le imprese ridefiniscono la visione aziendale, i messaggi e i valori legati ai prodotto e ai servizi che offrono. L’Innovation of Meaning aiuta quindi le aziende a guardare al loro interno.

Generare visioni

Rispetto al Creative Problem Solving e allo Sprint Executive, l’Innovation of Meaning risulta particolarmente orientato a definire visioni strategiche, ancor prima di cercare soluzioni specifiche. Per queste ragioni, attualmente l’Innovation of Meaning è la metodologia meno diffusa tra quelle analizzate dall’Osservatorio Design Thinking, ma le sue caratteristiche la rendono oggetto di un crescente interesse, soprattutto da parte di quei contesti aziendali chiamati a ripensare profondamente il loro posizionamento in termini di brand e di offerta.

Foto di Adri Marie da Pixabay
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