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#skillpills – InTeam – La psicologia dei gruppi secondo W. Bion – Parte 1

Torniamo a parlare del concetto di gruppo e della sua identità, tanto complessa da definire che si presta a molteplici interpretazioni. In questo post approfondiremo i contributi teorici offerti dallo psicanalista Wilfred Bion sul concetto di gruppo. 

Le origini del pensiero bioniano

Bion elabora i suoi principi sulla base di diverse teorie, in particolare quelle dello psicologo Kurt Lewin. Secondo Lewin, qualsiasi comportamento sociale o individuale può essere considerato il prodotto di determinate condizioni o forze. Il comportamento individuale e quello collettivo sono realtà sostanzialmente dinamiche e frutto di interdipendenze complesse. Tra queste dinamiche occorre analizzare le situazioni ambientali – in un momento dato – e il contesto, cioè l’insieme di fattori concorrenti che aiutano a comprendere il verificarsi di un episodio e prevederne il possibile andamento. 

Bion riprende e approfondisce l’intuizione di Lewin, ma ne esplora il senso intrapsichico e relazionale. Con Bion il gruppo diventa il luogo in cui l’individuo si forma e il suo ambiente esperienziale concreto. È nel gruppo che l’individuo trova

  • un termine di confronto 
  • un punto di riferimento

e pertanto sviluppa i valori che lo influenzeranno nel corso della vita. 

Le fonti del pensiero bioniano 

Bion espone le sue idee sulla psicologia dei gruppi nelle 9 comunicazioni scritte tra il 1943 e il 1952, e raccolte nel 1961 in un unico volume dal titolo Experiences in group and other papers. 

Lo psicologo comincia a osservare i processi di gruppo durante la Seconda Guerra Mondiale, quando si trova a dirigere il reparto di riadattamento di un ospedale psichiatrico militare. L’obiettivo che si pone inizialmente è di spiegare la nevrosi di alcuni pazienti del reparto, non come un problema individuale, ma come un problema del gruppo. Da questa osservazione muove l’idea che il buon spirito di gruppo si possa definire attraverso alcune qualità proprie riconducibili a:

  1. uno scopo comune
  2. il riconoscimento dei legami del gruppo 
  3. la capacità del gruppo di assorbire nuovi membri e perderne altri, senza perdere l’individualità (cioè il carattere) 
  4. l’assenza di sottogruppi con legami rigidi (cioè esclusivi) e quindi disfunzionali al gruppo 
  5. la costituzione di un gruppo minimo di 3 persone
  6. il riconoscimento dei membri per il contributo al gruppo 
  7. la capacità di affrontare il malcontento 

L’analisi di gruppo 

Bion propone dunque un contributo teorico e metodologico innovativo che va nel senso di un’analisi del processo: il gruppo è un tutto, non riconducibile alla somma dei suoi componenti. Il terapeuta deve quindi relazionarsi con il  gruppo come un intero e il suo compito è agire come schermo di proiezione e, a volte, d’identificazione. 

Anche l’atteggiamento del terapeuta deve cambiare, allora. Per esempio, il terapeuta può assumere il ruolo di provocatore nei confronti del gruppo, per indurre l’emotività sommersa dei membri a emergere. 

I fattori del gruppo 

Bion analizza il gruppo tenendo conto di alcuni fattori: 

  • Mentalità
  • Cultura
  • Assunti di base
  • Gruppo di lavoro e gruppo di base 

Entriamo nel dettaglio, per capire come ciascun fattore agisca il suo effetto nella dinamica gruppale. Esaminiamo i primi tre fattori. 

Mentalità di gruppo

Il gruppo si comporta come un’unità dotata di una mente gruppale, anche quando i suoi membri non ne sono consapevoli. A volte, la mentalità di gruppo entra però in collisione con le idee soggettive e si generano scontri e conflitti, anche aperti. 

Cultura di gruppo

È la struttura che il gruppo si dà nel corso del suo sviluppo, durante gli incontri, ed è caratterizzata dai ruoli che i membri assumono in base alla leadership e alle relazioni interpersonali. 

Assunti di base

Sono veri e propri meccanismi di difesa che il gruppo adotta nei confronti del trattamento di un terapeuta/conduttore. Bion ne identifica tre: 

  • DIPENDENZA, cioè la convinzione del gruppo di essere tenuto insieme grazie alla funzione del terapeuta/conduttore, da cui si attende tutto e che può fare tutto. Egli appare al gruppo come un dio protettivo; è idealizzato ed esaltato per la bontà, il potere e la sapienza infinita 
  • ATTACCO-FUGA, cioè la convinzione che esista un nemico che arriva dall’esterno e rispetto al quale occorre che il gruppo si organizzi e si difenda. Questo oggetto cattivo può essere attaccato e distrutto o evitato, mediante la fuga 
  • ACCOPPIAMENTO, cioè la speranza che due o più persone potranno portare una soluzione ai problemi attuali grazie a un intervento sovrannaturale, di tipo divino. Si tratta di una fantasia simile alla credenza dell’arrivo di un Messia che porterà la salvezza nel gruppo

E ora, per riflettere insieme

Quali altre caratteristiche, secondo te, appartengono a un gruppo? 

Nel prossimo post approfondiremo il quarto fattore: gruppo di lavoro e gruppo di base.

A presto #inContatto!