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#skillpills – InTeam – Gli stili di conduzione – Il trainer #inContatto e l’approccio sistemico, strategico e integrato – Parte 2

Nell’ultimo post si è parlato dello stile di conduzione del Trainer #inContatto con approccio sistemico strategico-integrato. Approfondiamo oggi alcuni tratti che lo rendono particolarmente funzionale all’omeostasi dei gruppi.

Il Trainer #inContatto che adotta l’approccio sistemico strategico-integrato può offrire infatti uno specifico contributo: facilitare la gestione delle difficoltà e le conseguenti difese insite nel lavoro di gruppo.

Salvaguardare la razionalità organizzativa 

La sua peculiarità è saper gestire una pluralità di istanze esterne e interne – sia di natura organizzativa, sia di natura relazionale/emotiva –  che possono determinare comportamenti difensivi. Si tratta di comportamenti generalmente distanti dalla cosiddetta razionalità organizzativa. Sono, al contrario, azioni reattive e proattive che non promuovono l’efficacia e l’efficienza organizzativa. Le difese individuali e di gruppo interagiscono e servono invece a evitare l’azione, la responsabilità di un evento o di un cambiamento (cfr. Ashford, Leee, 1990: depersonalizzazione, giocare sul sicuro, capro espiatorio, esaurimento emotivo). 

Consideriamo la fase emergenziale vissuta negli ultimi anni, in cui siamo ancora relativamente coinvolti. Gli eventi imprevisti che l’hanno caratterizzata hanno prodotto una visibile rottura nella razionalità organizzativa, contraendo le aspettative riferite all’efficacia e all’efficienza. Che cosa può fare in una situazione simile il Trainer che adotta l’approccio strategico-integrato?

Integrare il gruppo di lavoro e il gruppo di base

È proprio in uno scenario simile che il Trainer #inContatto può intervenire integrando nel suo modello i due livelli mentali di cui parlava Bion:

  1. il gruppo di lavoro (dimensione logica e razionale da cui dipende il raggiungimento del risultato)
  2. il gruppo di base (dimensione latente, inconscia, difensiva del funzionamento mentale del gruppo)

Il successo del gruppo di lavoro è vincolato al modo in cui il Trainer a orientamento strategico-integrato sa gestire i 2 livelli, in particolare il livello del gruppo di base, che tende ad attivare comportamenti riferibili a 3 assunti: attacco e fuga, dipendenza, accoppiamento (Bion, 1961). 

Osservare e analizzare le dinamiche di gruppo

A partire dalla distinzione di Bion tra gruppo di lavoro e gruppo di base, è necessario che un* professionista strategico-integrato sappia ascoltare e osservare le dinamiche di gruppo. Il suo obiettivo dovrà essere aiutare le persone a funzionare come gruppo di lavoro, astenendosi dal dare interpretazioni. Come ho già detto, per riuscirci dovrà abbandonare la ricerca della verità oggettiva e fare analisi e osservazioni sulla soggettività degli osservatori e di se stesso come conduttore (Kelly, 2004). 

Prendiamo ora in considerazione le capacità di ascolto (Trevisani, 2011), e le abilità comunicative (Watzlawich, Bevin, Jackson, 1971, Giannelli, 2006, Goleman, 2011, Schein, 2014).  Possiamo ritenerle competenze distintive del Trainer a orientamento strategico-integrato nella conduzione di gruppi di lavoro.

Saper ascoltare

Trevisani (2011) indica sette stadi della qualità di ascolto:

  • Distorsivo – percezione limitata, i dati fisici ed emotivi sono distorti
  • Giudicante – nessun sforzo di capire o approfondire
  • Passivo – disinteresse verso chi comunica
  • Discontinuo – poca concentrazione, pensieri e attività interferiscono
  • Attivo – permette di essere presente e porre domande aperte e chiuse
  • Empaticointeresse genuino, meta-comunicazione e ascolto stati profondi 
  • Simpatetico – vicinanza all’altro, piacevolezza e calore umano

Costruire sensi, significati e simboli

Per condurre i gruppi e mantenere la visione olistica dell’individuo come costruttore di sensi, significati e simboli, è necessario che il Trainer a orientamento strategico-integrato rifletta in una prospettiva di auto-consapevolezza, in particolare sugli ultimi tre stadi del processo di ascolto.

Individuare le linee di crescita e di sviluppo e raggiungere alti livelli di qualità nell’ascolto durante la conduzione di gruppi di lavoro è, infatti, funzionale all’analisi e all’approfondimento dei sensi e dei significati impliciti. Aggiungo che è non solo funzionale, ma vitale, nei momenti in cui una serie di perturbazioni minacciano l’omeostasi del gruppo.

Mantenere la coesione del gruppo nella never normality

Che cosa è accaduto nei gruppi di lavoro, durante gli ultimi due anni? Una nuova fenomenologia della paura li ha portati a dover cercare nuove forme di convivenza e di comunicazione. Ragionando sugli ultimi 3 stadi della qualità di ascolto, è plausibile pensare che un Trainer a orientamento strategico-integrato abbia potuto agire risorse e strumenti personali particolarmente funzionali alla coesione e alla sopravvivenza del gruppo di lavoro, in una situazione di never normality. 

Saper comunicare 

Condivido una sintesi degli elementi a cui prestare maggiore attenzione nella comunicazione durante la conduzione di gruppi di lavoro con un approccio strategico-integrato:

  • Capire il contenutoanche se le parole costituiscono solo il 10% del contenuto di una comunicazione, costituiscono tuttavia il nucleo del messaggio
  • Capire le finalità: oltre ad ascoltare cosa viene detto, si dovrebbe cercare di comprendere perché qualcosa viene detto. Utilizzare l’intuito, per esempio, e interpretare i livelli espliciti o nascosti dell’interlocutore
  • Valutare la comunicazione non verbale dell’interlocutore: notare come qualcosa viene detto e non cosa non viene detto. Questo aspetto è molto importate se consideriamo che il 60% del contenuto di una comunicazione in presenza è costituito proprio dai messaggi e dai segnali provenienti dal corpo (p.e.: gesti, postura, sguardi)
  • Controllare la propria comunicazione non verbale: aspetto strettamente collegato al precedente. Il linguaggio del corpo fornisce un feedback all’interlocutore sul processo e le dinamiche di ascolto
  • Prestare attenzione ai filtri emotivi che ostacolano la comprensione corretta delle informazioni che riceviamo dall’esterno. I filtri emotivi si dividono in filtri immediati, che variano secondo la situazione del momento e filtri emotivi a lungo termine, che appartengono alla storia e di cui non sempre si è consapevoli.

Gestire i filtri emotivi

Rispetto alla conduzione di gruppi a orientamento strategico-integrato credo che per un conduttore sia necessario, in prima istanza, gestire i filtri a lungo termine per sospendere qualsiasi forma di giudizio. Il Trainer dovrebbe quindi evitare di interrompere la conversazione, sforzarsi di comprendere a fondo le dinamiche interne ed esterne, i valori, gli atteggiamenti, le emozioni e le esperienze proprie e altrui.

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