Le parole sono un ponte

A cosa servono le parole? Parola, unità minima di trasmissione del pensiero, monade logica e atto creativo individuale. La parola consente l’esperienza del voler dire qualcosa: nel parlare, una riserva permanente di senso si converte – almeno parzialmente – nella metafora linguistica. Parlare è innanzi tutto parlarsi – sostiene il filosofo George Herbert Mead – la comunità della risposta è essenziale alla insorgenza della parola 1 perché noi stessi ci percepiamo come membri di una tale comunità.

Quali sono le parole giuste? Parole appuntite, parole piumate. Quale misura scegliere per connotare l’intenzione e lo stile del nostro discorso? Le parole creano la realtà, fanno – e disfano – le cose: sono atti di cui bisogna prevedere e fronteggiare le conseguenze.2 Quale realtà vogliamo costruire? Quali conseguenze vogliamo gestire? Tra il gesto attivo del generare, e quello reattivo del rispondere, il nostro agire comunicativo è un ponte o un ring? 

Attaccare o incassare: qual è il Piano C? Sii educato, ma esprimi il tuo punto di vista. Ascolta, riformula, fai domande. Mantieni le distanze: se vuoi, puoi dire anche no. Se ti interrompono mentre parli, di’: Scusami, ma non ho finito. Sii chiaro, specifico, onesto e rispettoso. Se pensi che qualcuno stia dicendo una corbelleria, invece di dire Ti sbagli, puoi dire semplicemente Non sono d’accordo. Respira, spiegati meglio, spiegati ancora. 

Costruisci ponti e arredali!

 

 

1. C. Di Martino, Linguaggio e autocoscienza in George Herbert Mead, in Id., Segno, gesto, parola. Da Heidegger a Mead e Merleau-Ponty
2. G. Carofiglio, Passeggeri notturni