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Mindfulness, benessere personale e stress organizzativo | La meditazione Vipassana unisce

La tigre e il dinosauro

Siamo al nostro penultimo tea talk. Eravamo rimasti al mio pilota automatico, ricordate? Ecco… quante volte, nella nostra giornata non ci accorgiamo di quello che stiamo facendo? Quante volte perdiamo di vista oggetti, ritrovandoci a fare o dire cose, senza avere coscienza del motivo? È uno degli effetti del pilota automatico che si attiva nei momenti di stress. Il pilota automatico agisce come risposta inconscia delle nostre menti e dei nostri corpi, quando affrontano situazioni stressanti. Se incontriamo lo stress, i nostri cervelli attivano, infatti, una risposta di lotta o di fuga. Si tratta di un antico meccanismo di sopravvivenza progettato per difenderci dalle minacce immediate. I nostri corpi continuano anche oggi a reagire in modo simile ai fattori di stress quotidiani, pur non essendo più minacciati da una tigre o da un dinosauro.

La meditazione Vipassana, un training formativo

Se le risposta inconscia si attiva, può portare, quindi, a una serie di reazioni fisiche ed emotive: aumento della frequenza cardiaca, muscoli tesi, respirazione superficiale e ansia intensificata. Ci sono, però, altri modi per gestire l’entità del nostro stress; è possibile prendere in considerazione strategie di coping più sane, anche sul lavoro.  Vediamo, quindi, perché la meditazione Vipassana può essere un training formativo per il personale delle aziende. I motivi sono principalmente riconducibili a quattro fattori:

  • laicità, la meditazione Vipassana può essere esercitata indipendentemente dal credo religioso. Si concentra, infatti, sulla consapevolezza e sull’importanza del momento presente, il solo di cui disponiamo
  • approccio, la pratica fa riferimento a principi che aiutano a frenare la conflittualità e il disagio in ambienti lavorativi
  • possibilità di padroneggiare la propria vita attraverso l’osservazione interna e il rilassamento
  • opportunità di creare gruppi in cui le persone possono attingere a un’energia condivisa, migliorare le pratiche individuali, arrivare a intuizioni più profonde e a un più profondo senso di benessere

Attingere a un’energia condivisa

Sapevi che le pratiche meditative sono già realtà in diverse aziende nel mondo? Un esempio italiano è rappresentato dalla Fratelli Branca Distillerie Spa. Niccolò Branca – Amministratore Delegato, imprenditore, umanista e scrittore – crede fermamente nel potere della meditazione come pratica collettiva. Per lui la meditazione non è solo un viaggio solitario, ma un’esperienza condivisa. Branca sostiene la pratica della meditazione in compagnia di altri, convinto che la consapevolezza collettiva possa favorire un maggiore senso di connessione e sostegno tra gli individui. Meditando insieme, le persone possono attingere a un’energia condivisa, alimentare un senso di connessione e di sostegno reciproco, creare un ambiente armonioso ed edificante per tutti i soggetti coinvolti. Attraverso la sua fede nella meditazione in azienda, Niccolò Branca mira a creare una comunità di persone che condividono valori e modi di vivere sostenendosi a vicenda nella crescita e nella scoperta di sé, sia dentro il contesto lavorativo, sia fuori.

Praticare in azienda: essere portatori sani della pratica Vipassana

Niccolò Branca appartiene a quella categoria di imprenditori che non si limita a promuove la pratica meditativa come uno dei tanti strumenti formativi in azienda. Branca è egli stesso un portatore sano della pratica, e il primo praticante in azienda. Tuttavia, è possibile che le organizzazioni che decidano di avvicinarsi a questo training psico-educativo possano incontrare scetticismo e resistenze. Provo a esplorarne alcune:

  • confini personali e credenze contrastanti: alcuni dipendenti potrebbero sentirsi a disagio all’idea di impegnarsi in simili pratiche personali e introspettive in un ambiente aziendale condiviso: la meditazione può essere un’esperienza profondamente privata per alcuni individui. I dipendenti con diversi sistemi di credenze possono avere riserve e obiezioni alla partecipazione a una pratica di meditazione che non è in linea con i loro valori personali o principi religiosi
  • preoccupazioni per la produttività: i datori di lavoro potrebbero temere una diminuzione della produttività se i dipendenti sono incoraggiati a dedicare tempo alla meditazione durante l’orario di lavoro, percependola come una potenziale distrazione
  • consenso manageriale: a meno che la direzione non supporti e comprenda pienamente lo scopo della meditazione in azienda, gli sforzi per promuoverla potrebbero non essere adeguatamente implementati e supportati

Creare una cultura della consapevolezza

Per superare questi potenziali svantaggi, è essenziale offrire programmi di meditazione facoltativi, rispettare le convinzioni individuali, fornire una formazione e una guida adeguate. È necessario garantire che i dipendenti siano ben informati sullo scopo e sui benefici della meditazione sul posto di lavoro. Infine, la creazione di una cultura della consapevolezza che comprenda pratiche e approcci diversi potrebbe essere una proposta più inclusiva ed efficace.

E se l’azienda ancora non ha deciso di intraprendere percorsi formativi basati sulla mindfulness? Nessun problema, potrete iniziare autonomamente, per esempio, seguendo il protocollo MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) di Kabat Zinn.

Ve ne parlerò nell’ultimo post!

FONTI

Silvia Vescuso. BIL. Benessere interno lordo. Le filosofie orientali per la crescita delle persone e delle organizzazioni, 2009, Guerini e Associati

https://www.corriere.it/cronache/22_marzo_21/niccolo-branca-sono-l-unico-conoscere-ricetta-segreta-fernet-azienda-nessun-familiare-69c10042-a95a-11ec-8325-fd7a7d1851e8.shtml

Niccolò Branca, Raymond Peynet. Per fare un manager ci vuole un fiore. Come la meditazione ha cambiato me e l'azienda, 2020, Marcos y Marcos